Nel pieno della rivoluzione che sta segnando maggiormente il mondo del lavoro negli ultimi anni, sotto la spinta dell’innovazione digitale, c’è un comparto che continua a fare della manualità e di produzioni dal sapore “antico” il suo cuore, pur essendosi aperto alle ultime frontiere tecnologiche. L’avvento digitale dei maker, il movimento dei fixer, il crowdsourcing, la rinascita della gastronomia artigianale – e dunque nel settore del cibo, così come delle bevande – ma anche il fenomeno del “fai da te”: sono tutti esempi di un dialogo ininterrotto fra tradizione e innovazione che caratterizza il settore. Si può anzi sostenere come la società post-industriale abbia addirittura rafforzato questo fenomeno: la dimensione squisitamente artigianale pulsa con frequenza continua, specialmente fra i giovani.
Che si tratti di un universo in movimento lo testimoniano i dati. Al 31 dicembre 2019 le imprese artigiane registrate sono 1.296.334, con una dinamica demografica nell’anno data da 87.951 iscritte, pari ad un tasso di iscrizione del 6,7%, e 95.543 cessate non d’ufficio, pari ad un tasso di cessazione del 7,3%.
Un’iniziativa importante è arrivata ad esempio da Artigiancassa, che ha messo a punto una serie di opportunità su misura per gli artigiani e le piccole imprese
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