Un recente studio di Wyser- società appartenente a Gi Group - ha rilevato che l'80% dei recruiter pronti ad assumere cerca online informazioni pubbliche sui candidati. E ci sono delle cose che non vengono perdonate. Certamente non è visto di buon occhio chi ha atteggiamenti discriminatori, chi non ama il confronto con culture diverse e chi fa errori grammaticali o ortografici. Altro elemento che viene preso in considerazione è la coerenza di ciò che viene scritto su curriculum e quello che viene pubblicato su piattaforme differenti, ad esempio su Linkedin e su Facebook
Il 45,2% vuole comprendere chi siete, se siete tolleranti, che carattere avete e quale sia il vostro senso etico. Il 42,9%, cerca conferme delle vostre qualifiche. Solo il 7,1% va alla ricerca di informazioni sui vostri interessi personali.
Il social più utilizzato da loro è certamente Linkedln, il social network professionale più diffuso al mondo. Attenzione dunque a quello che scrivete soprattutto tra le vostre esperienze o nei post in bacheca: chi ha intenzione di valutarvi come aspiranti candidati andrà a confrontare il vostro curriculum con quello che avete messo su Linkedin.
Ma anche Facebook è molto gettonato dagli head hunter per raccogliere informazioni. Se pubblicate contenuti non appropriati, sappiate che nel 69% dei casi - se verranno ritenuti offensivi o volgari - il vostro curriculum verrà cestinato e perderete ogni possibilità di fare un colloquio con l'azienda in questione. Se i post hanno carattere discriminatorio, invece, il 40,5% dei recruiter non vi perdonerà. Così come gli errori grammaticali o di ortografia sono mal visti dal 35,7% di essi.
E chi non ha un profilo sui social per un recruiter su tre non è un buon segnale, ma non sarà un elemento determinate nella scelta.